Transverberazione

Transverberazione del cuore

e le Sacre Stigmate

dal libro : PADRE PIO,trasparente di Dio

di Padre Jean Derobert

Adesso potremo meglio comprendere questo fenomeno mistico che si produsse alla sera del 5 agosto 1918 nell’anima di Padre Pio. Dopo le ferite interiori d’amore, dopo il dolore delle stigmate invisibili e la sua partecipazione alle sofferenze di Cristo nella sua passione, ecco la transverberazione del cuore.

Arsa dall’Amore di Dio, la sua anima interiormente si è trovata assalita da un personaggio celeste che la trapassò fino al profondo con un dardo di fuoco. Questo fenomeno segnerà una tappa nel suo itinerario mistico che avrà il suo punto culminante alla mattina del 20 settembre quando sarà visibilmente segnato dalle piaghe sanguinanti del Crocifisso.




La lettera del 21 agosto 1918

«Mio carissimo Padre - scrive Padre Pio a Padre Benedetto - Gesù sia con voi sempre e vi ripaghi a cento doppi del bene che vi sforzate di apportare all'anima mia!»

Egli traccia allora l'abituale quadro della sua anima che gli sembra marcire sempre più nella tristezza, nel dolore e nell'oscurità; «Tutto mi è di condanna - dice lui - e la chiara, reale, esperimentale veduta di me stesso è di conferma alla irrevocabile sentenza che Dio forse abbia già emanata su di me!» - Non vede più nulla e non può «che sperare contro ogni speranza» come gli aveva consiglialo il Provinciale.

«Tutto è divorato e distrutto da una forza occulta che deve essere potente.» Egli sente che sprofonda nell'abisso e non sa come fare per uscirne.

Inoltre è - ancora una volta - inchiodato a letto dalla malattia: «.Questo è il terzo giorno che sono costretto di rimanere impotente in letto e sembrami che ancora un pò e non vi chiamerò più se si andrà innanzi ancora;quando la foga annegherà i! mio spirito e l'impossibilità iventerà davvero tale che farò mai io allora? L'attentato è forte e formidabile da per ogni lato, per ogni verso, ogni piega, ogni virtù è messa al cimento.» Egli sa a quale punto l'amore è amabile, ma si sente incapace - e anche indegno – di corrispondere a quell'Amore di Dio.

«lo avverto in me la mancanza di un sovrano bene, dal senso sostanzioso e

profumato che vi lasciò egli in suo passaggio repentino. Oh che io non reggo a tal fierezza sovrana d'un Signore saggio, giusto e buono!

Non trovo lato alcuno che attenui la giusta ira di Dio, se non riuscire a compiacere il suo cuore ed io non ne trovo il modo come potere ciò fare. Io veggo che tutte sono spine che vado procurandogli e che gli ho procurate, e questo non sembrami un sembrarmi, la realtà rifulge in tutta la sua chiarezza; mi adopero ad uscire da questo si luttuoso stato, ma mi trovo vinto, senza conoscerlo e senza volerlo, da quei male che pure non vorrei fare. Ah! dove mi farò riparo alle saette di un Dio che fulmina e percuote?...

Ma basti il mio gridare, è bene che si taccia chi ha il dovere di tacersi e che ormai è nella piena sua disfatta. Dispero di tutto, ma non di colui che è vita, verità e via, ed a Lui chiedo il tutto ed a Lui mi abbandono, poiché fu ed è il Tutto per me... »

Non ha più alcuna forza!... «Mi muoio di fame dinanzi alla tavola riccamente imbandita, mi brucio d'arsura sotto la sorgente che affluisce la pura acqua... che più?...la luce mi accieca prima di snebbiarmi. Sono stanco di più stancare la guida ed i sostegni e la sola ubbidienza mi è di puntello a che non mi abbandonassi ad ogni abbandono completo. In forza di questa mi induco a manifestarvi ciò che avvenne m me dal giorno 5 a sera a tutto il 6 del corrente mese. Io non valgo a dirvi ciò che avvenne in questo periodo di superlativo martirio.

Me ne stavo confessando i nostri ragazzi la sera del 5, quando tutto ad un tratto fui riempito di un estremo terrore alla vista di un personaggio celeste che mi si presenta dinanzi all'occhio della intelligenza. Teneva in mano una specie di arnese, simile ad una lunghissima lamina di ferro con una punta ben affilata e che sembrava che da essa punta uscisse fuoco.

Vedere lutto questo ed osservare detto personaggio scagliare con tutta violenza il suddetto arnese nell'anima, fu tutto una cosa sola. A stento emisi un lamento, mi sentivo morire. Dissi al ragazzo che si fosse ritirato, perché mi sentivo male e non sentivo più la forza di continuare.

Questo martirio durò senza interruzione, fino al mattino de! giorno 7. Cosa io soffrii in questo periodo cosi luttuoso io non so dirlo. Persino le viscere vedevo che venivano strappate e stiracchiate dietro di quell'arnese, e il tutto era messo a ferro e fuoco. Da quel giorno in qua io sono stato ferito a morte. Sento nel più intimo dell'anima una ferita che è sempre aperta, che mi fa spasimare assiduamente.»

E Padre Pio terminava la sua relazione con queste parole piene d'angoscia:

«Non è questa una nuova punizione inflittami dalla Giustizia Divina? Giudicatelo voi quanta verità sia contenuta in questo e se io non ho tutte le ragioni di temere e di essere in una estrema angoscia...» (1/500)

*

La risposta non si fece attendere... Fu chiara e precisa. Il 24 agosto Padre Agostino gli disse: «Dalla sera del 5 fino al mattino del 7, Gesù ti diede un'altra prova del suo amore speciale. La ferita spirituale di quel celeste personaggio è il pegno dell'amore di Dio per te.»

E aggiungeva: «Non hai riflettuto che il 6 era la festa della trasfigurazione di nostro Signore? Gesù ha voluto non solo trasfigurare il tuo spirito, ma ferirlo con una piaga che egli solo potrà guarire. Quando?...Quando a lui piacerà : se gli piacerà tenerla aperta fino a quando li chiami a sé, «Fiat»' (1/501)

Da parte sua. Padre Benedetto gli risponde il 27 agosto: «Tutto quello che avviene in voi è effetto di amore, è prova e vocazione a corredimere, e quindi è fonte di gloria. Posto ciò come certo ed indubitato, cadono le ansie e le trepidazioni che il nemico suscita per la sua malvagia voluttà di tormentare e che il sommo bene permette sempre allo scopo su accennato. Dichiararvi una spina che tormenti l'amabile Signore e il conoscere tale indegnità come realtà evidente, fulgida, che non lascia luogo neppure all'ombra dell'opposto, è una solenne menzogna...

... Dominus tecum! Egli, l'amore paziente, penante, smanioso, accasciato, pesto e strizzato nel cuore, nelle viscere tra l'ombre della notte e più della desolazione nel giardino di Getsemani è con voi associato al vostro dolore e associandovi al Suo.

Ecco tutto, ecco la verità e la sola verità. La vostra non è neppure una purga, ma un'unione dolorosa.

Il fatto della ferita compie la passione vostra come compì quella dell'Amato sulla Croce. Verrà forse la luce e gioia della resurrezione? Lo spero,se a lui così piace.

Baciate la mano che vi ha trasverberato e stringetevi dolcissimamente codesta piaga che è suggello d'amore...» (1/502)

*

Padre Pio ha ringraziato il suo Provinciale di tulio quello che gli aveva scritto. Pare un po’ più rasserenato, sebbene, in questa lettera del 5 settembre esso gli tracci nuovamente il quadro della notte spirituale che si ispessisce sempre più. Si direbbe che il legno non sia ancora bruciato fino al cuore, e che la divina fiamma trovi ancora qualcosa da ridurre in cenere prima di trasformarla in fuoco. Padre Pio ritorna su questo misterioso fenomeno della transverberazione, e sul dolore che ormai gli causa questa piaga aperta e sanguinante... poiché si tratta di una vera piaga!

«Io mi vedo sommerso in un oceano di fuoco - scrive - la ferita che mi venne riaperta sanguina e sanguina sempre. Essa sola basterebbe a darmi mille e più volte la morte. O mio Dio, e perché non muoio? o non vedi che la stessa vita per l'anima che tu impiagasti le è di tormento? Sei pur crudele tu che rimani sordo ai clamori di chi soffre e nol conforti? Ma che dico?... Perdonatemi, Padre, sono fuori di me, non so quello che mi dico. L'eccesso del dolore che mi cagiona la ferita che sempre è aperta, mi rende furibondo contro mio volere, mi fa uscire fuori di me e mi porta al delirio, e io mi veggo impotente a resistere...»

*

E arriviamo all'apice del Calvario... Padre Pio aveva senza alcun dubbio meditato profondamente su questo mistero della Croce. Aveva celebrato - a letto - la Festa dell'Esaltazione della Santa Croce (che ora vien chiamata «La Croce Gloriosa»), il 14 settembre. Il 17, - ossia tre giorni dopo - aveva celebrato la Festa delle stigmate di san Francesco d'Assisi, e quel giorno usciva dalla malattia. Tre giorni dopo - curiosa e sconcertante cadenza ritmica - arriviamo al 20 settembre 1918: anche lui sarà crocifisso. Gli effetti della sua ferita della transverberazione diventeranno più intensi dopo la sua totale e definitiva stigmatizzazione. Lo spiegherà a Padre Benedetto in una sua lettera che lui gli scriverà il 20 dicembre.

La transverberazione è una grazia che possiamo chiamare santificante.

È il sigillo dell'amore, come scriveva Padre Benedetto- Ma essa prelude la stigmatizzazione, che è una grazia carismatica, nel senso che Dio l'accorda per il bene degli altri. In Padre Pio, tuttavia si può considerare come il seguito logico, la continuazione, il complemento, la proiezione all'esterno, della piaga nascosta - sebbene aperta - del cuore.

Sono già otto anni che Padre Pio è unito misticamente alla Croce di Gesù. Ricordiamo che i primi segni e i primi sintomi del prodigio apparvero nell'autunno del 1910. In risposta a una lettera di Padre Benedetto, l' 8 settembre 1911, gli raccontava cosa accadeva in lui da un anno, precisando che da un po’, la cosa non si rinnuovava più, ma che «ieri sera mi è accaduta una cosa che non so ne spiegare ne comprendere...» e faceva la descrizione di quelle macchie rosse che apparivano al centro delle sue palme e che lo tacevano soffrire atrocemente. Lo stesso accadeva per i piedi. E poi, quei segni esteriori erano spariti...

Ma il dolore lancinante e bruciante, quello non era sparito. Il 21 marzo 1912, egli aveva scritto a Padre Agostino che «dal giovedì sera fino al sabato, come anche il martedì, è una dolorosa tragedia per me. Il cuore, le mani e i piedi mi sembrano trapassali da una spada, così grande è il dolore che ne risento...»

Infine, il prodigio si compì il 20 settembre 1918 e, da allora, rimase sempre visibile.

Padre Pio ne fu umiliato e confuso. Egli cercò tutti i mezzi per nasconderlo, ma le sue figlie spirituali se ne accorsero, i cappuccini se ne accorsero, il Padre guardiano comunicò la notizia al Provinciale. Non fu che il 22 ottobre che poté .sormontare la sua grande confusione e raccontare a Padre Benedetto questo avvenimento che segnò una lappa decisiva nella sua esistenza terrena.

Ma non svelò subito ai suoi direttori quello che gli era accaduto. La sua ultima lettera a Padre Benedetto risale al 5 settembre. Il giorno dopo, il 6 settembre aveva scritto approssimativamente la stessa cosa a Padre Agostino. Segue un lungo periodo di silenzio che è come un ritiro chiuso che Dio sembrava aver organizzalo apposta perché fosse conferito a Padre Pio il dono delle sacre Stigmate nel raccoglimento più profondo.

Padre Pio scrive nuovamente a Padre Benedetto il 17 ottobre: «Sono a voi di ritorno dopo un lunghissimo tempo passalo nel silenzio - scrive – e voi me lo perdonerete di certo, sapendo che non è stato causato da negligenza o noncuranza, ma da impotenza assoluta. Sono stato anche a letto con febbri spagnole, e che anche qui fa strage di morti. Quanto sarebbe stato per me desiderabile se il Signore mi avesse chiamato a se, ma sono stato da lui ridato alla misera esistenza per la lotta del tempo.

Ho passato - e passo - ore terribili e tristi; fisico e morale mi danno già morte ad ogni momento!»

Egli cerca sempre Dio, e sempre Dio sembra farsi più lontano... «Ho una voglia di gridare e di lamentarmi con voce superlativamente forte, ma sono debolissimo e le forze non mi accompagnano...»

E sempre lo stesso sentimento: «Padre mio, io veggo tutta la mia cattiveria e la mia ingratitudine in tutto il suo splendore..,» — «Non seppi avvalermi di sì alti tuoi favori ed ora mi veggo condannato solo a vivere nella mia incapacità, ricurvo su di me stesso...»

Egli rivela, infine, apertamente, senza ancora troppo insistervi, le piaghe che gli ha fatte un misterioso personaggio che continua sempre a trafiggerlo.

«Sarà necessario che io pronunzi «fiat» nel mirare quei misterioso personaggio che mi impiagò tutto e non desiste da/la dura, aspra, acuta e penetrante operazione, e non da tempo al tempo che venga a rimarginare le piaghe antiche, che già su di queste ne viene ad aprire delle nuove con infinito strazio della povera vittima.

Deh Padre mio, venite in mio aiuto per carità. Tutto il mio interno piove sangue e più volte l'occhio è costretto a rassegnarsi a vederlo scorrere anche al di fuori. Deh! cessi da me questo strazio, questa condanna, questa umiliazione, questa confusione!...» (1/508)

Anche questa volta, la risposta del Provinciale non si fece attendere;

due giorni dopo, il 19 ottobre, egli gli scrisse:

«... Figliuol mio, dimmi tutto e chiaramente e non per accenni. Qual’è l'operazione del personaggio? di dove scorre il sangue e quante volle al giorno o alla settimana? Che è avvenuto alle mani e ai piedi, e come?

Voglio sapere per filo e per segno TUTTO e per santa ubbidienza.» E poiché Padre Pio si lamenta sempre della sua miseria, il provinciale gli risponde: «Come puoi dire Dio ignoto al tuo spirito se ti sanguina il cuore di amore fortissimo nella dolcezza e dolcissimo nella violenza. E come puoi dirti abbandonato se ti strazia d'amore?»...

*

Bisogna che Padre Pio ubbidisca e che sveli finalmente quello che è accaduto in quella tragica mattina del 20 settembre 1918... un mese prima... di già un mese....

Crocifisso...

«Cosa dirvi a riguardo di ciò che mi domandate del come sia avvenuta la mia crocifissione - scrive dunque lui il 22 ottobre 1918 - Mio Dio, che confusione e che umiliazione io provo nel dovere manifestare ciò che tu hai operato in questa tua meschina creatura!

Era la mattina dello scorso mese in Coro, dopo la celebrazione della santa Messa, allorché venni sorpreso dal riposo, simile ad un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni, non che le stesse facoltà dell'anima si trovarono in una quiete indescrivibile. In tutto questo vi fu totale silenzio intorno a me e dentro di me; vi subentrò subito una gran pace ed abbandono alla completa privazione del tutto e una posa nella stessa rovina - (Si tratta, molto verosimilmente, di quello che lui crede essere il vero stato della sua anima) - Tutto questo avvenne in un baleno.

E mentre tutto questo si andava operando, mi vidi dinanzi un misterioso personaggio, simile a quello visto la sera del 5 agosto, che differenziava in questo solamente che aveva le mani ed i piedi ed il costato che grondavano sangue.

La sua vista mi atterrisce; ciò che sentivo in quell'istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse venuto a sostenere il cuore, il quale me lo sentivo balzare dal petto.

La vista del personaggio si ritira ed io mi avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue. Immaginate lo strazio che esperimentai allora e che vado esperimentando continuamente quasi tutti i giorni. La ferita del cuore gitta assiduamente del sangue, specie dal giovedì a sera sino al sabato. Padre mio, io muoio di dolore per lo strazio e per la confusione susseguente che io provo nell' intimo dell'anima. Temo di morire dissanguato, se il Signore non ascolta i gemiti del mio povero cuore e col ritirare da me questa operazione. Mi farà questa grazia Gesù che è tanto buono?

Toglierà almeno da me questa confusione che lo esperimento per questi segni esterni? Innalzerò forte la mia voce a lui e non desisterò dal scongiurarlo, affinché per sua misericordia ritiri da me non lo strazio, non il dolore perché lo veggo impossibile ed io sento di volermi inebriare di dolore, ma questi segni esterni che mi sono di una confusione e di una umiliazione indescrivibile ed insostenibile.

Il personaggio di cui intendevo parlare nell'altra mia precedente non è altro che quello stesso di cui vi parlai in un'altra mia, visto il 5 agosto. Egli segue in sua operazione senza posa, con superlativo -strazio dell'anima. Io sento nell'interno un continuo rumoreggiare, simile ad una cascata che gitta sempre sangue. Mio Dio! È giusto il gastigo e retto il tuo giudizio, ma usami alfine misericordia. «.Domine, ti dirò sempre col tuo profeta: Domine, ne in furore tuo arguas me, neque in ira tua corripias me!»

(Signore, non punirmi nel tuo sdegno, non castigarmi nel tuo furore!) -(cf.Ps» 6/2)

Padre mio, ora che tutto il mio interno vi è noto, non sdegnale di fare giungere sino a me la parola del conforto, in mezzo a si fiera e dura amarezza... » (1/510)

*

Cosa c'è da aggiungere ad una simile lettera? Immaginiamo senza fatica lo stato nel quale si trova il povero Padre Pio. Tortura del corpo, certo e facile ad immaginarsi, meno facili a misurarsi per chi non ha mai sentilo tali dolori! Ma anche tortura morale. Ormai egli è sulla Croce, inchiodalo con Gesù, partecipe alle stesse sofferenze del Redentore. La sua vocazione adesso è ben chiara; più che mai egli deve essere un coredentore. Nel vero senso del termine. Gesù è tornato a vivere la sua dolorosa Passione nella persona del suo fedele servitore.

Ma chi o dunque quel misterioso personaggio di cui parla Padre Pio? Certi autori hanno ritenuto che hi trattasse di un angelo. In realtà non lo è: Padre Pio l' ha svelato in una confidenza che fece a Don Giuseppe Orlando, suo compaesano di Pietrelcina che un giorno gli aveva chiesto come era avvenuta la sua stigmatizzazione.

«Ero in Coro per il rendimento di grazie della Messa, spiegava Padre Pio. Mi sentii dolcemente innalzarmi verso qualcosa d'immenso che s'ingrandiva e che mi colmava di gioia nel pregare. Più pregavo e più questo godimento aumentava. Tutto ad un tratto una grande luce colpi il mio sguardo e in mezzo a tante luci mi apparve il Cristo con le sue piaghe. Non mi disse niente... Disparve.

Quando tornai in me, mi sono trovato in terra, ferito. Le mani, i piedi, il cuore sanguinavano e mi facevano cosi male che mi toglievano ogni forza per rialzarmi. Mi sono trascinato a quattro zampe dal Coro sino alla cella attraverso al lungo corridoio...»

Che doveva fare Padre Pio in quello stato?... Il 16 novembre 1918, Padre Benedetto gli scrisse fra le altre cose:

«Mi domandi come devi fare nel tuo presente stato, ed io rispondo che non vi è altro mezzo che di «lasciar fare» anche quando non ti si permette di «lasciar fare...» (1/512)

E Padre Pio «lasciò fare» durante cinquanta anni! Poiché quando ha raggiunto il culmine della perfezione nella vita interiore, il santo si vede quasi costretto a raggiungere, anche fisicamente, la sublime immagine del Cristo. Il cristianesimo perfetto non è nient'altro che quella morte mistica. Ben poco numerosi sono quelli che la raggiungono perché ben poco numerosi sono quelli che sono perfetti. Tutto è scherzo d'amore'... Là si trova la chiave della stigmatizzazione di Padre Pio...


LE STIGMATE

Non si tratta affatto di una decorazione! Si tratta di piaghe profonde che sembrano esser state causate da un enorme chiodo nelle mani e nei piedi e di un taglio al costato che ha sette centimetri di lunghezza. Un altro taglio di quasi tre centimetri e mezzo interseca il primo a forma di croce...infatti là in Padre Pio vi sono state due ferite! Da queste piaghe sgorga continuamente un sangue arterioso fresco e profumato. Era per Padre Pio la causa di intollerabili dolori.

Abbandoniamo momentaneamente l'esame delta vita del Padre attraverso le lettere ch'egli ha scritte e che ci rivelano la sua anima, poiché -come ci siamo già resi conto, - non vogliamo fare della nostra opera una raccolta di aneddoti e di fatti straordinari che hanno costellalo la vita del Padre. Sono già numerosi i libri che ne parlano. Il nostro proposito è piuttosto di mostrare l'essenza stessa di quest'anima immensa, grandiosa, privilegiata, quest'anima che noi abbiamo avuto l'immensa gioia di conoscere e di frequentare.

Riprenderemo più tardi la serie delle lettere. Ma per meglio aiutarci a comprendere forse il fenomeno mistico della stigmatizzazione, - prima di incontrare questi fatti e queste visite alla data dovuta - conviene di parlare degli esami clinici operati dai medici che furono mandati dall'autorità competente presso lo Stigmatizzato del Gargano.

Dottor Festa

Il dottor Festa che ebbe più volle l'occasione di esaminare queste ferite le descrive come segue: «Lesioni anatomiche di forma quasi circolare, a bordi netti, che hanno un diametro di un po' più di due centimetri...lesioni ricoperte di una escara di color bruno-rosso... Ogni tanto questa escara si distacca alla circonferenza, poi poco alla volta verso il centro fino al momento in cui essa cade completamente e allora la lesione appare in tutti i suoi dettagli, di colore bruno-rosso e sempre sanguinante...»

Queste ferite sono state aperte durante un mezzo secolo e più. Esse non si sono mai aggravate, non si sono mai cicatrizzate nonostante gli sforzi della scienza per curarle come ferite ordinarie.

E il dottor Festa insiste: Esse non sono il risultalo di un trauma d'origine esterna. Non sono neanche dovute all'applicazione di sostanze chimiche di gran potere irritante come si è voluto pretendere. È per questo che, ne la natura, ne la scienza hanno potuto apportarvi la menoma modifica.

*

Il primo medico che ebbe a esaminare queste ferite nel 1919 fu il dottor Romanelli, di Barletta, grande amico di Padre Benedetto e di Padre Agostino. A cinque riprese egli fece l'indagine e l'esame. La conclusione fu sempre la stessa: «Le ferite non erano superficiali e non presentavano alcun fenomeno infiammatorio».

Il professore Bignami, di Roma, si sforzò, da parte sua, di spiegarne scientificamente l'origine. Egli ricevette, tuttavia, una eccellente impressione dall'incontro con Padre Pio, era convinto de! suo perfetto equilibrio mentale, ma, «in omaggio alla scienza», volle applicare alle ferite un trattamento che avrebbe dovuto, come principio, cicatrizzarle rapidamente...

Egli appose anche un sigillo alle bende per impedire a chiunque di toccare le ferite. Ma quando, qualche giorno più tardi, tolse il sigillo, cosa vide? Le ferite erano rimaste intatte e continuavano a dare un sangue fresco, brillante, profumato... come prima!

Non si trattava quindi assolutamente di simulazione. Padre Pio era troppo rigoroso e troppo virtuoso perché anche si potesse sospettarlo!

Non si trattava neanche di autosuggestione, infatti tali processi non hanno mai provocato ferite che rimangono per cinquanta anni identiche a se stesse.

Per la scienza le stigmate di Padre Pio rimasero un mistero.

Il dottor Festa venne dunque, a sua volta, ad esaminare le lesioni di Padre Pio. Era stato mandato per questo dal Ministro Generale dell'Ordine dei Cappuccini. Arrivò a San Giovanni Rotondo nell'ottobre del 1919. Era un agnostico ed era ben deciso a provare l'inganno... se tale era il caso...

Egli ebbe più volte l'occasione dì esaminare attentamente quelle piaghe, anche in capo a qualche anno. Malgrado il suo scetticismo, il suo positivismo e la sua incredulità, ebbe il merito di porre fine ad ogni controversia. Dichiarò che le stigmate di Padre Pio non potevano, ne mai avrebbero potuto avere una spiegazione scientifica, poiché esse sfuggivano ad ogni legge della natura.

Delle lo stesso giudizio circa le febbri elevatissime che, di tanto in tanto, bruciavano Padre Pio. Esse a volte, come abbiamo visto, raggiungevano 48 gradi ed anche, diceva Padre Paolino, 52 gradi... al punto di far scoppiare tutti i termometri. Ma quando era in preda a tali temperature, il povero Padre Pio soffriva atrocemente come se gli bruciassero le ossa, (infatti 52 gradi rappresentano lo stesso qualcosa!), come se gli strappassero i nervi, e in quei momenti aveva una sensibilità cosi acuita e così dolorosa che non poteva neanche sopportare il contatto dei lenzuoli.

In seguito, il dottor Festa volle consultare Padre Pio con il dottore Romanelli. Ne risultò una dichiarazione che bastò a sopprimere il menomo dubbio: «Le cinque lesioni osservate in Padre Pio debbono realmente essere considerate come vere e proprie lesioni dei tessuti la cui persistenza, le strane caratteristiche anatomico-patologiche, la capacità di dare continuamente un sangue sempre fresco e profumato, la cui posizione corrisponde ai posti del corpo che Nostro Signore offrì al supremo olocausto della Croce, potranno costituire un mistero ma solo per colui che, dalle verità che cosi largamente gli presenta la natura, non può elevarsi alle grandiose sintesi della religione e della fede.» (Festa, p.180)

È superfluo aggiungere che lo stesso dottor Festa, totalmente convertito, divenne un fervente figlio spirituale di Padre Pio ed un fervente praticante.

Padre Pio si prestò a tutte queste visite e a tutti questi esami che gli erano stati imposti fino a che non furono interdetti dalle autorità ecclesiastiche. Accettò che si discutesse e che anche si dubitasse del Dono che Dio gli aveva fatto delle stesse ferite del Crocifisso del Golgota, poiché sapeva bene che numerosi erano coloro che erano incapaci di comprenderlo. Quanto dovette soffrire per la ristrettezza di spirito e di mancanza di fede di coloro che erano incaricati di esaminarlo nel nome della scienza:

«Non è la scienza - diceva lui - che può rivelare Colui che è, e quello che fa; la scienza, per grande che sia è sempre povera cosa paragonata al formidabile mistero della Divinità.» «Padre, perdona loro, poiché non sanno quello che si fanno!» già diceva Gesù. Al professor Bignami che un giorno gli chiedeva; «Perché Padre, queste lesioni sono venute qui (e mostrava col dito le mani ed i piedi) e non in altre parti del corpo?», Padre Pio rispose bruscamente e seccamente: «Sarebbe piuttosto a lei, uomo di scienza, di dirmi perché esse avrebbero dovuto venire altrove e non qui!»

«Ti ho dato le stigmate della mia passione -diceva Gesù a san Francesco d'Assisi - perché tu sia il mio araldo».

*

Colui che è incapace di evadere dal mondo, di elevare il suo spirito, di capire le cose divine, è anche incapace di capire le stigmate di cui Gesù ha segnato li suo strumento. Per lui è un regalo incomprensibile, inumano, crudele, tragico ... Tuttavia, colui che ne è rivestito e, in un certo modo, divinizzato. Ne comprende tutta la maestà e non cerca che di annientarsi totalmente davanti a questa meraviglia.

E, comunque, le stigmate con cui fu segnato Padre Pio - e con lui tante e tante anime privilegiate conosciute o sconosciute, - sono , per il mondo credente, una prova dell'esistenza di Dio. Come non vedere ergersi in quel momento l'immensità del Sacrificio del Calvario? Padre Pio, tramite le sue stigmate, ha riportalo tanti cristiani tepidi alla contemplazione della Croce! È per questo che il contatto con la mano ferita di Padre Pio di tutti coloro che hanno deposto su quel guanto di lana scura, un bacio di venerazione, lasciava una sensazione umanamente indescrivibile.

Lo abbiamo già detto, Dio non vuole salvare solo gli uomini peccatori.

Nella sua misericordia e saggezza, ha voluto vicino al suo Divin Figlio dei collaboratori, dei co-redentori che, al seguito della prima fra di loro, la Vergine Maria, l'aiutassero a salvare il mondo. La follia della Croce è, per Dio, la suprema saggezza del Cuore. Gesù vuoi continuare a salvare il mondo, è per questo che è venuto a rivivere la sua Passione in Padre Pio, bisogna ripeterlo nuovamente, poiché quella è una verità essenziale per chi

vuoi comprendere Padre Pio e la sua missione. Lo stigmatizzato del Gargano non è infine che il prolungamento del Crocifìsso del Calvario.

Attraverso Padre Pio riecheggiava il grido di Gesù: «Se tu conoscesse il Dono di Dio!... Dammi da bere!... » Si tratta pure di una questione d'amore. Il Cuore di Gesù ne è cosi colmo che non può più contenerlo, ma una simile fiamma esige uno scambio. Amore chiama Amore. Lo stigmatizzato del Gargano, ha presentato al mondo, in un ineffabile apostolato, i segni e le prove di questo Amore infinito di Dio per il mondo.

Padre Pio testimone dell'Amore di Dio... Voleva dire ben altro, il caro Padre, quando rispose a colui che gli diceva: «Padre, io non credo in Dio!» - «Ma Dio, Lui, crede in te!...»

Nessun commento:

Biografia di P. Pio

Date salienti della vita di Padre Pio

25 maggio 1887

Nasce a Pietrelcina (BN) Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, da Grazio Forgione e Maria Giuseppa di Nunzio, detta Peppa.

26 maggio 1887

Riceve il battesimo da don Antonio Orlando nella chiesa di Santa Maria degli Angeli.

27 settembre 1899

E’ il “giorno singolarissimo ed indimenticabile per tutta la vita”, in cui riceve la cresima.

6 gennaio 1903

Entra come novizio nel convento dei Cappuccini di Morcone.

22 gennaio 1903

Indossa l’abito cappuccino e cambia il nome di battesimo in quello di Fra’ Pio da Pietrelcina.

22 gennaio 1904

E’ ammesso alla professione semplice.

25 gennaio 1904

Parte per Sant’Elia a Pianisi per gli studi ginnasiali.

ottobre 1905

Raggiunge San Marco la Catola per lo studio della filosofia.

aprile 1906

Ritorna a Sant’Elia a Pianisi per gli studi liceali.

1906

La sangiovannese Lucia Fiorentino (1889-1934) mentre è assorta preghiera ha una "visione immaginaria", premonitrice dell'arrivo di padre Pio a S. Giovanni Rotondo. Nei "Cenni autobiografici" ella accennò alla visione di un "albero di smisurata grandezza nell’atrio del nostro convento dei cappuccini" e a una voce che le diceva: “Questo è il simbolo di un’anima che ora è lontana e verrà qui; farà tanto bene in questo paese… Sarà forte e ben radicata come quest’albero e tutte le anime che verranno – sia di qui come da lontano – se si rifugeranno all’ombra di quest’albero saranno liberate dal male (ossia chi verrà da questo degno sacerdote per averne lume e trovare perdono e rimedio alle proprie colpe).....(omissis)"

(Per saperne di più leggi il libro “Padre Pio e S. Giovanni Rotondo nei disegni della Provvidenza”)

27 gennaio1907

Fra Pio emette la professione dei voti solenni per “attendere al bene dell’anima e dedicarmi intieramente al servizio di Dio”.

9 ottobre 1907

Ritorna a San Marco la Catola per gli esami di filosofia. Nello stesso mese di ottobre si trasferisce a Serracapriola e studia teologia sotto la guida di padre Agostino da San Marco in Lamis. Nel mese di novembre lo studio della teologia prosegue a Montefusco.

19 e 21 dicembre 1908

A Benevento fra Pio riceve rispettivamente gli ordini minori e l’ordine del suddiaconato.

31 gennaio 1909

Il Consiglio comunale di S. Giovanni Rotondo delibera di dare il convento in affitto, ai Padri minori cappuccini Francesco Latiano e Nicola Ciavarella, per ventinove anni, a condizione di tenere aperta al pubblico l’annessa chiesa. La Giunta provinciale approva. E’ la fine di una lunga lotta con le autorità provinciali, durata decenni, per favorire il ritorno dei frati nel convento dopo la soppressione degli ordini religiosi del 1866. Il provvedimento finirà per spalancare le porte a Padre Pio da Pietrelcina.

maggio 1909

Fra Pio torna a Pietrelcina a causa delle cattive condizioni di salute.

18 luglio 1909

Fra Pio riceve l’ordine del diaconato nel convento di Morcone.

10 agosto 1910

Avviene la consacrazione di Fra’ Pio nel duomo di Benevento.

14 agosto 1910

Padre Pio celebra a Pietrelcina la prima Messa solenne ed avverte i primi dolori alle mani e ai piedi, causati dalle stimmate invisibili.

8 settembre 1911

Confessa al direttore spirituale padre Benedetto da San Marco in Lamis di avere "da circa un anno le stimmate invisibili".

ottobre 1911

Padre Pio è trasferito a Venafro ed è sottoposto a visite mediche a Napoli.

7 dicembre 1911

La salute peggiora e ritorna a Pietrelcina.

10 ottobre 1915

Rivela al suo direttore di patire da anni la coronazione di spine e la flagellazione.

6 novembre 1915

Padre Pio è chiamato presso il distretto militare di Benevento per la visita di leva.

18 dicembre 1915

A causa delle precarie condizioni di salute ritorna a Pietrelcina in licenza di convalescenza.

17 febbraio 1916

Arriva per trasferimento nel convento di Sant’Anna di Foggia e diventa membro di quella comunità.

28 luglio 1916

Per sottrarlo alla calura estiva Padre Paolino di Tommaso da Casacalenda lo conduce nel convento di San Giovanni Rotondo e vi resta una settimana. Il 28 luglio 1916. Inizia così la vita di padre Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo.

13 agosto 1916

Padre Pio scongiura il superiore provinciale di mandarlo per un po’ di tempo a San Giovanni Rotondo “dove Gesù mi assicura che starò meglio” - dice. Inoltre spiega un altro motivo della richiesta: “bisogna sollevare un po’ il fisico per tenermi pronto ad altre prove, alle quali egli vuole assoggettarmi”.

4 settembre 1916

Padre Pio ottiene di ritornare nel convento di Santa Maria delle Grazie di San Giovanni Rotondo, che gli viene assegnato solo come sede provvisoria.

18 dicembre

Rientra a Napoli per il servizio militare.

30 dicembre 1916

A causa delle pessime condizioni fisiche i medici lo rimandano a casa in licenza “illimitata” di sei mesi. Ma rimane a casa per otto mesi, a causa di un disguido postale.

19 agosto 1917

Torna dalla licenza presso il distretto militare di Napoli e contro ogni logica aspettativa viene dichiarato valido ai servizi interni.

5 novembre 1917

E' inviato in licenza di convalescenza di quattro mesi.

12 novembre 1917

Rientra a San Giovanni Rotondo e vi resta fino al 5 marzo 1918 quando riprende il servizio militare a Napoli.

18 - 23 maggio 1917

Padre Pio si assenta da S. Giovanni Rotondo per accompagnare a Roma la sorella Graziella, che diventerà suora.

16 marzo 1918

Rientrato dalla licenza, Padre Pio viene riformato e due giorni dopo torna per sempre nel convento di San Giovanni Rotondo. La diagnosi parla di “bronco alveolite doppia”.

Metà aprile – metà di maggio 1918

Padre Pio, attraversando un momento molto delicato, dimora nel convento di San Marco la Catola per conferire col padre Provinciale circa i problemi del suo spirito.

5-7 agosto 1918

Avviene il fenomeno mistico della “trasverbazione del cuore”: un misterioso Personaggio celeste trapassa il cuore del Padre con una lancia, lasciandogli una ferita aperta sanguinante. E’ il preludio al fenomeno delle “stimmate”.

20 settembre 1918

Rivede in coro il misterioso Personaggio che gronda sangue e il Padre si sente trafiggere le mani e i piedi. Si ritrova così con le stimmate, i segni visibili della Passione di Cristo, impressi per sempre sulle mani, sul costato e sui piedi, che scompariranno misteriosamente solo in punto di morte, il 23 settembre 1968.

1919

La stampa diffonde la notizia della stimmatizzazione e i pellegrini salgono a migliaia sul Gargano, richiamati dai carismi di Padre Pio.

15 maggio 1919

Giunge a S. Giovanni Rotondo il prof. Luigi Romanelli, primario dell’Ospedale di Barletta primo medico inviato per esaminare le stimmate di Padre Pio.

13 luglio 1919

Il giornalista V. Ciampi , durante una sua visita nel convento di S. Maria delle Grazie, trova il padre guardiano letteralmente «affogato in un mare – non è un’esagerazione! – di telegrammi e di lettere che arrivavano giornalmente a pacchi, prima da ogni parte d’Italia ed ora anche del… mondo". Le missive provenivano "dalla Francia, dalla Spagna, dall’Inghilterra e financo dall’America”. Sono i primi segni della fama e dell’internazionalità di Padre Pio.

26 luglio 1919

E’ visitato dal prof. Amico Bignami, ordinario di Patologia medica presso l’Università di Roma, il quale ripete un secondo esame nella stessa settimana.

9 ottobre 1919

Si sottopone agli ulteriori ed approfonditi accertamenti del dott. Giorgio Festa, inviato dal Superiore Generale dei Cappuccini padre Venanzio da Lisle.

15 luglio 1920

Il dott. Giorgio Festa e il prof. Luigi Romanelli visitano insieme Padre Pio.

13 ottobre 1920

A San Giovanni Rotondo, dopo alcuni disordini di natura politica durante la campagna elettorale, le forze opposte si fronteggiano. I socialisti, vincitori delle elezioni, vogliono esporre sul Municipio la bandiera rossa, al posto della bandiera nazionale. I partiti del Fascio si oppongono. C’è l’intervento della forza pubblica e avviene un eccidio, con tredici morti e una ottantina di feriti.

febbraio 1921

Il “Comitato pro l’erigendo Ospedale” invia al presidente della Congregazione di Carità di S. Giovanni Rotondo una lettera con la quale si manifesta l'intenzione di donare alla stessa congregazione un ospedale da costruirsi con denaro raccolto da Padre Pio, a patto di allocarlo nei suoi locali detti “del Monte”.

giugno 1921

Cominciano a diffondersi le voci di un possibile trasferimento di Padre Pio.

Luglio 1921

I sangiovannesi insorgono contro le voci di trasferimento di Padre Pio. La folla si eccita. Le Autorità di P.S. , preoccupate per l'evolversi della situazione, precedono una fiumana di gente e fanno circondare il convento. Qui giunta, la folla grida, urla, piange, impreca, minaccia, affermando che “nessuno giammai potrà osare di toglierci il Santo che illumina questa terra, e tanto bene irradia, coi suoi miracoli e col suo savio consiglio”. Un giornalista del luogo scrive in un mirabile articolo: «Il nostro popolo non può assolutamente rinunziare a Padre Pio. Questi è ormai nostro, e nostro dovrà restare nella storia e nei secoli venturi che di Lui celebreranno i grandi miracoli che opera ogni ora”. Il titolo è tutto un programma: “Padre Pio non lascerà mai S. Giovanni Rotondo”. E così sarà, per la caparbietà dei sangiovannesi, pronti a sacrificarsi per lui.

(Per saperne di più leggi il libro “Padre Pio e S. Giovanni Rotondo nei disegni della Provvidenza”)

25 ottobre 1921

Giunge in visita del cardinale Augusto Sili, prefetto del Supremo tribunale della Segnatura e delegato apostolico del santuario di Pompei.

dicembre 1921

A S. Giovanni Rotondo viene inaugurata un’apposita casa per il Terz'Ordine Francescano.

1922

Iniziano in paese, nei locali detti “del Monte”. i lavori del primo ospedaletto voluto da Padre Pio.

10 maggio 1922

Viene emesso il decreto con il quale i fedeli sono diffidati affinchè non si accostino a Padre Pio per motivi di devozione. Nuove petizioni popolari si rivelavano inutili.

4 giugno 1922

Ai Cappuccini di San Giovanni Rotondo perviene l’ordine del Sant’Officio del 2 giugno 1922 che intorno a Padre Pio “si stia in osservazione”, evitando ogni “singolarità e rumore”, raccomandando che egli celebri messa in orari diversi, “a preferenza summo mane ed in privato”, “non dia benedizione al popolo”, “per nessun motivo egli mostri le così dette stimmate, ne parli e le faccia baciare”.

16 agosto 1922

Il Consiglio della Congregazione di carità viene a conoscenza delle assicurazioni di Padre Pio di voler elargire la somma di lire 50 mila per riadattare una parte del Convento dell’ex Convento delle Clarisse onde costruire un ospedale “degno del suo nome”. Il Consiglio per il momento è fermo nell'idea di allocare il predetto ospedale nei locali detti del “Monte” .

23 ottobre 1922

23 ottobre 1922 – La Congregazione di Carità approva la proposta di allocare l’ospedale nel Convento delle Clarisse.

3 gennaio 1923

Anche la Commissione pro l’erigendo Ospedale Civile riconosce ufficialmente come inadatti i locali del Monte e accetta di allocare l’ospedale nel Convento delle Clarisse.

31 maggio 1923

Una dichiarazione rilasciata dopo un’inchiesta sui fatti che si attribuiscono al Padre, stabilisce la loro non soprannaturalità. Pertanto i fedeli vengono invitati a conformare il loro modo di agire a questa dichiarazione.

17 giugno 1923

Giunge l'ordine di non celebrare più la Messa in pubblico e che non si risponda più alle lettere dei fedeli che arrivano al convento.

24 giugno 1923

A S. Giovanni Rotondo è festa patronale. Si parla nuovamente dell’imminente trasferimento del Padre. I sangiovannesi sono pronti sacrificarsi per Lui. Le assicurazioni del prefetto Mormino, giunte tramite i carabinieri reali, riescono a placare gli animi, che si riaccendono il giorno successivo.

25 giugno 1923

Numerosi fedeli si recano al convento. Ma il frate non scende in chiesa a dir messa. La popolazione si scioglie alla primordiale ferocia e in armi si riversa in convento. Poi, grazie al buon senso del padre guardiano e del maresciallo, si ritira. Un gruppo di sangiovannesi armati vigila giorno e notte intorno al convento, e informa la popolazione di ogni movimento sospetto. Un corrispondente locale commenta sui giornali:

«Le autorità religiose traggano da questa manifestazione proficuo ammaestramento, e gli individui denigratori imparino a proprie spese che è pericoloso offendere la fede di un popolo».

(Per saperne di più leggi il libro “Padre Pio e S. Giovanni Rotondo nei disegni della Provvidenza")

26 giugno1923

Torma a celebrare messa in chiesa.

2 luglio 1923

Per andare incontro al notevole flusso di fedeli forestieri, la ditta Massa Luigi, concessionaria di un nuovo servizio automobilistico, attiva il collegamento della tratta San Giovanni Rotondo-San Marco in Lamis-Foggia.

8 agosto1923

A Padre Pio viene notificata l’obbedienza del trasferimento in altra sede, da stabilirsi con separato provvedimento. Tale provvedimento indicherà la sede di Ancona.

10 agosto 1923

Un sangiovannese, disperato al pensiero di perdere Padre Pio, compie un estremo atto d’amore: gli piomba alle spalle durante una cerimonia e con una pistola minaccia di ucciderlo, per farlo restare in paese se non da vivo almeno da morto!

10 agosto 1923

Davanti a Gesú sacramentato Padre Pio, preoccupato per gli eventi che scuotono il paese, scrive una lettera che può essere considerata la prima parte del suo testamento spirituale per il “caro e prediletto popolo di S. Giovanni Rotondo".

12 agosto 1923

Padre Pio scrive con apprensione al sindaco ed amico Francesco Morcaldi un'altra lettera che può essere considerata la seconda parte del suo testamento spirituale per il popolo sangiovannese. In essa il Padre si dichiara “commosso” profondamente per i fatti accaduti in paese negli ultimi giorni ed è assalito dal timore che lui “possa essere involontariamente causa di luttuosi avvenimenti per questa mia cara cittadina”. La lettera si conclude con queste parole stupende, che sono rimaste scolpite nei cuori dei sangiovannesi:

“Io ricorderò sempre cotesto popolo generoso nella mia povera ed assidua preghiera, implorando per esso pace e prosperità e quale segno della mia predilezione, null’altro potendo fare, esprimo il mio desiderio che, ove i miei superiori non si oppongano, le mie ossa siano composte in un tranquillo cantuccio di questa terra”.

(Per saperne di più leggi il libro “Padre Pio e S. Giovanni Rotondo nei disegni della Provvidenza")

17 agosto1923

Preoccupate per l’agitazione popolare le autorità ecclesiastiche sospendono il trasferimento di Padre Pio.

27 Agosto 1923

Padre Pio, benché disposto a una docile obbedienza, fa appello alla responsabilità delle autorità civili e religiose affinché tengano ben presenti le conseguenze di un suo trasferimento: “…è certo per me e per chiunque conosce questo paese che non basterebbe nemmeno uno stato d’assedio prolungato per impedire terribili sanguinose rappresaglie. Lei, meglio di me, sa cosa siano le passioni religiose di un popolo; di questo popolo poi ardente e d’istinti ancora primitivi chi potrebbe persuadersi che minacci invano?”.

gennaio 1924

Il consiglio comunale sangiovannese si rifiuta di accogliere la proposta di una società per l’edificazione di un albergo, affinché non si dica che si vuole industrializzare e sfruttare la pre­senza di Padre Pio.

18 dicembre 1924

Il Consiglio comunale accoglie una domanda di enfiteusi perpetua del convento, presentata da P. Lorenzo Testa, con un canone annuo di lire settecentocinquanta. Il 14 settembre 1925, alla fine della procedure burocratiche per il riscatto del Canone per il Fondo del Culto , lo strumento viene firmato nello studio del notaio Giovanni Giuliani, in via Biffa. Il Comune è rappresentato dal sindaco Cav. Francesco Morcaldi.

22 aprile 1925

Il paese è di nuovo in agitazione per le restrizioni imposte a Padre Pio nel ministero delle confessioni.

23 aprile 1925

Con gioia dei sangiovannesi viene inaugurato l’Ospedale “S. Francesco”, allocato nell’ex monastero delle Clarisse. E’ un piccolo, moderno ospedale con 20 posti letto. Resterà in funzione fino al 1938.

5 ottobre 1925

Padre Pio è operato di ernia dal dott. Giorgio Festa.

23 aprile 1926

Ipso iure viene proibito dalla Chiesa l’opuscolo "Padre Pio da Pietrelcina" di Giuseppe De Rossi (Emmanuele Brunatto), a causa di pretesi miracoli e di altri fatti straordinari attribuiti al Padre. La sua pubblicazione provoca grande sofferenza nell’animo di Padre Pio.

2 dicembre 1926

Il Tribunale di Foggia emette una sentenza di condanna contro il canonico sangiovannese Vincenzo Miscio, accusato di aver estorto al fratello di Padre Pio 3000 lire per non pubblicare un libro contro Padre Pio. Egli beneficia di una notevole riduzione di pena, rispetto alla richiesta dell’accusa, grazie alla derubricazione del reato di “estorsione” in reato di “truffa”.

(Per saperne di più leggi il libro “Padre Pio e S. Giovanni Rotondo nei disegni della Provvidenza”)

26 marzo 1927

Inizia la visita apostolica di mons. Felice Bevilacqua che durerà fino al 5 aprile.

fine maggio 1928

Giunge a S. Giovanni Rotondo mons. Giuseppe Bruno, un altro visitatore apostolico.

3 gennaio 1929

Nella casa di Maria Pyle, una ricca americana trasferitasi a San Giovanni Rotondo da cinque anni, Padre Pio assiste la mamma morente. Peppa Di Nunzio muore, a 70 anni.

6-7 aprile 1931

Sparsasi la voce dell’arrivo di un nuovo Padre Guardiano in sostituzione di P. Raffaele da S. Elia a Pianisi, una turba di popolo armato si reca al convento minacciosa. Verso la mezzanotte un centinaio di uomini, accompagnati da donne e ragazzi, prendono un palo della luce e lo usano come ariete per forzare il portone del convento. Il padre guardiano riesce coraggiosamente a rimetterli alla porta e Padre Pio, commosso, dalla finestra li scongiura di tornarsene a casa.

9 giugno 1931

A Padre Pio giunge l’ordine di sospensione da ogni ministero, eccetto la Messa, che dovrà celebrare privatamente.

14 marzo 1933

Padre Pio si incontra con Mons. Felice Bevilacqua giunto in visita con il vescovo P. Luca Ermenegildo Passetto. Mons. Bevilacqua resta ammirato per la sua umiltà, docilità e su tutto il suo comportamento. La sua relazione fa cambiare idea a Pio XI nei riguardi di padre Pio.

24 giugno 1933

Avviene il primo incontro di Padre Pio con mons. Andrea Cesarano, nuovo arcivescovo, giunto a Manfredonia il 20 dicembre 1931, il quale porta uno spiraglio di luce nel biennio più tenebroso della vita di Padre Pio (1931-1933).

1933

Sotto lo pseudonimo di Jhon Willougby, E. Brunatto pubblica a Parigi un’edizione francese ed italiana dell’opera polemica “Gli anticristi nella Chiesa di Cristo”. Tre accorate lettere del Padre non sono riuscite a farlo desistere. Lo scopo della pubblicazione è di costringere la Chiesa a riabilitare Padre Pio.

16 luglio 1933

Padre Pio è riammesso a dir messa nella chiesa del convento. Fuori di essa potrà anche confessare i religiosi.

25 marzo 1934

25 marzo 1934 – E’ riammesso a confessare gli uomini.

12 maggio 1934

E’ riammesso a confessare indistintamente (utriusque sexus) uomini e donne.

1938

L’Ospedale S. Francesco, voluto fortemente da Padre Pio, viene chiuso. Stando a quanto riferiscono alcuni cronisti, una scossa sismica gli ha dato il colpo di grazia, danneggiando gravemente il fabbricato. Ma le cause della chiusura sono da ricercarsi anche in problemi di natura finanziaria. Sono trascorsi appena tredici anni dalla sua inaugurazione.

(Per saperne di più leggi il libro “Padre Pio e S. Giovanni Rotondo nei disegni della Provvidenza”)

9 gennaio 1940

Mortificato dalla chiusura dell’Ospedale S. Francesco, Padre Pio non demorde e manifesta ai dottori Mario Sanvico e Carlo Kiswarday l’idea di erigere un grosso ospedale vicino al convento: la Casa Sollievo della Sofferenza.

7 ottobre 1946

All’età di 86 anni, "zi’ Grazio", padre di P. Pio, amorevolmente assistito dal figlio, si spegne nella casa di Maria Pyle l’americana.

16 maggio 1947

Padre Pio benedice la prima pietra della Casa Sollievo della Sofferenza. Gli operai aggrediscono la montagna e in nove anni la “bianca favola” diventerà una realtà viva ed operante.

6 luglio 1947

Grazie a un’offerta in denaro di Maria Pyle , a Pietrelcina si inaugura il convento dei Cappuccini.

1949

Si stampa un bollettino periodico che informa sull’andamento dei lavori della Casa Sollievo della Sofferenza e raccoglie nuove offerte, che giungono da ogni parte del mondo.

1949

Padre Pio esorta i figli spirituali a rispondere all’invito lanciato ai cattolici dal Pontefice Pio XII dopo la guerra, di riunirsi in comunità per pregare il Signore di dare loro la forza ricostruire materialmente e moralmente la società, devastata dal flagello della guerra. Nascono così i primi “Gruppi di Preghiera”. I gruppi mantengono i contatti con S. Giovanni Rotondo attraverso un Centro che si occupa anche della pubblicazione della rivista “La Casa Sollievo della Sofferenza”.

7 gennaio 1950

Inizia il sistema della prenotazione per mettere ordine alle confessioni delle donne.

31 dicembre 1951.

Giungono a S. Giovanni Rotondo, mandati dal Sant’Uffizio, a causa di incomprensioni, equivoci e malintesi, i Monsignori Caronti e Pepe; ma non prendono decisioni.

3 agosto 1952

Un decreto del Sant’Offizio, pubblicato sull'Osservatore Romano, proscrive alcuni libri su Padre Pio privi della necessaria revisione e dell’approvazione ecclesiastica.

22 gennaio 1953

Padre Pio celebra il 50° di vestizione religiosa.

6 giugno 1954

Per la prima volta Padre Pio celebra la Messa all’aperto sul piazzale della chiesetta di S. Maria delle Grazie.

21 dicembre 1954

Si sparge la voce che i superiori vogliono trasferire Padre Pio. La voce irrita fortemente i cittadini di San Giovanni Rotondo.

5 maggio 1956

Si inaugura la Casa Sollievo della Sofferenza considerata da Padre Pio“la pupilla dei miei occhi”. Alla solenne manifestazione intervengono autorità della Chiesa e dello Stato e circa quindicimila fedeli. I locali sono benedetti dal cardinal Giacomo Lercaro. Nel discorso inaugurale Padre Pio, avendo bene a mente la brutta fine del piccolo Ospedale S. Francesco per cause di natura economica, raccomanda la nuova creatura alla generosità dei fedeli “affinché non perisca d’inedia e divenga la città ospedaliera tecnicamente adeguata alle più ardite esigenze cliniche e insieme ordine ascetico del francescanesimo militante. Luogo di preghiera e di scienza dove il genere umano si ritrovi in Cristo Crocifisso come un solo gregge con un solo pastore».

2 luglio 1956

Viene posta la prima pietra della nuova chiesa del santuario dei Cappuccini.

Settembre 1956

Padre Pio, saputo che nella zona detta “lu travagghie” è sorta una chiesa evangelica molto attiva, né è addolorato profondamente e fa istituire nella stessa zona, un asilo cristiano intitolato a San Francesco d’Assisi. Per gestirlo arrivano dalla Sicilia le Suore Cappuccine del Sacro Cuore

4 aprile 1957

Pio XII nomina Padre Pio direttore a vita della fraternità del Terz’Ordine Francescano "Santa Maria delle Grazie". Gli viene conferito il privilegio di guidare personalmente la Casa Sollievo della Sofferenza.

5 maggio 1957

In occasione del primo anniversario dell’Ospedale, Padre Pio pronuncia un discorso in cui traccia le linee programmatiche della sua Opera, che si riveleranno profetiche.

17 dicembre 1957

Si inaugura nel rione Santa Croce, alla presenza del Padre e delle autorità provinciali, una chiesetta con annesso istituto di suore.

26 gennaio 1958

Si inaugura Centro di Formazione Professionale dell’ITCA, voluto fortemente da Padre Pio dopo aver scoperto che molti giovanotti sangiovannesi si recavano in convento per chiedere qualche soldo.

Per saperne di più leggi il libro “Padre Pio e S. Giovanni Rotondo nei disegni della Provvidenza”)

25 aprile 1959

Padre Pio si ammala e fino all’8 agosto celebrerà messa quasi sempre in una cappella interna e all'Angelus saluta i fedeli dalla finestrella del convento.

1° luglio 1959

Viene consacrata la nuova chiesa Santa Maria delle Grazie.

2 luglio 1959

La Madonna delle Grazie viene incoronata dal card. Federico Tedeschini.

6 agosto 1959

La statua della Madonna di Fatima sosta due giorni a San Giovanni Rotondo. E mentre la Madonna riparte in elicottero Padre Pio guarisce miracolosamente.

30 luglio 1960

Giunge a San Giovanni Rotondo mons. Carlo Maccari e compie una lunga visita apostolica conclusasi il 17 settembre 1960. La stampa dà risalto alla notizia, tra lo sconcerto dei fedeli e degli amici di Padre Pio.

10 agosto 1960

Padre Pio celebra 50 anni di sacerdozio.

11 maggio 1964

Padre Pio nomina la Santa Sede erede universale di tutti i suoi beni.

Marzo 1965

Si diffondono voci sul cattivo stato di salute del Padre

5 maggio 1966

5 maggio 1966 – Si celebra il decimo anniversario della nascita della Casa Sollievo della Sofferenza. Si tiene anche un Convegno internazionale dei Gruppi di preghiera che già si contano a centinaia. Padre Pio afferma:

« È la preghiera, questa forza unita di tutte le anime buone, che muove il mondo, che rinnova le coscienze, che sostiene la Casa, che conforta i sofferenti, che guarisce gli ammalati, che santifica il lavoro, che eleva l’assistenza sanitaria, che dona la forza morale e la cristiana rassegnazione alla umana sofferenza, che spande il sorriso e la benedi­zione di Dio a ogni languore e debolezza».

Settembre - dicembre 1966

Lo stato di salute di padre Pio peggiora, nonostante la continua assistenza medica specialistica.

9 maggio 1967

All’età di 85 anni muore "zi’ Michele", fratello di Padre Pio.

25 maggio 1967

Padre Pio compie 80 anni. A S. Giovanni vi è un imponente raduno dei Gruppi di Preghiera, che giungono da ogni parte del mondo.

Gennaio 1968

Padre Pio cammina con molta difficoltà e di lì a poco comincia ad usare una sedia a rotelle per gli spostamenti.

7 luglio 1968

Ha un forte collasso e preferisce starsene da solo, raccolto in preghiera.

20 settembre 1968

In occasione del 50° anniversario delle stimmate, una folla folla ingente di fedeli attornia Padre Pio in quella che si rivelerà come l'ultima grande manifestazione di affetto, prima di commiatarsi da questo mondo.

21 settembre 1968

La Casa Sollievo della Sofferenza organizza il quarto Convegno internazionale dei Gruppi di preghiera; ma Padre Pio non è in grado di celebrare.

22 settembre 1968

Padre Pio alle cinque del mattino celebra l'ultima messa della sua vita. Durante la celebrazione ha un nuovo collasso e barcolla, stremato. Alle 18 si commiata dalla folla che riceve l’ultima benedizione.

23 settembre 1968

Alle ore 2,30 della notte, Padre Pio muore.

26 settembre 1968

Ai funerali di Padre Pio partecipano oltre centomila persone.

4 novembre 1969

Il postulatore generale dei Cappuccini, padre Bernardino da Siena, chiede al vescovo mons. Antonio Cunial, amministratore apostolico di Manfredonia, di iniziare la trattazione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Padre Pio. La dimanda viene accolta il 23 dello stesso mese.

1 luglio 1970

La Santa Sede invia a San Giovanni Rotondo mons. Oreste Vighetti per la conduzione diretta dell’Opera di Padre Pio.

Luglio 1970

Inizia la pubblicazione dell’Epistolario di Padre Pio da parte dei padri Cappuccini.

16 gennaio 1971

Mons. Valentino Vailati, arcivescovo di Manfredonia, consegna alla Sacra Congregazione per le Cause dei Santi la documentazione richiesta per il nihil obstat all’introduzione della Causa di Beatificazione di Padre Pio.

22 gennaio 1971

ricorrenza della vestizione di P. Pio, s’ inaugura a S. Giovanni Rotondo un Centro Riabilitazione per bambini portatori di handicap, in zona Santa Croce. E’ il primo di una lunga serie. Decine di altri centri sorgeranno nei comuni della Puglia, della Basilicata e del Molise.

3 marzo 1980

Mons. Valentino Vailati consegna ulteriore documentazione su Padre Pio.

9 agosto 1981

9 agosto 1981 – Viene inaugurata la Via Crucis monumentale, sedici sculture in bronzo e una in pietra, opera dello scultore siciliano Francesco Messina. La prima pietra era stata posata, con la partecipazione di Padre Pio, nella mattinata del 22 settembre del 1968, poche ore prima della sua morte.

29 novembre 1982

Papa Giovanni Paolo II firma il decreto per l’introduzione del processo cognizionale sulla vita e le virtù del Servo di Dio Padre Pio.

20 marzo 1983

Inizia ufficialmente a San Giovanni Rotondo il processo cognizionale su Padre Pio.

23 maggio 1987

Il Santo Padre Giovanni Paolo II giunge in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo e si inginocchia in preghiera accanto alla tomba di Padre Pio. Mette in risalto l’aspetto essenziale del grande disegno di P. Pio «di unire la scienza a servizio degli ammalati insieme con la fede e la preghiera» in modo che «la degenza in questa Casa deve costituire sì una cura del corpo, ma anche una vera e propria educazione all’amore inteso come accettazione cristiana del dolore».

28 luglio 1987

Si festeggia il 71° anniversario dell’arrivo del Padre a S. Giovanni Rotondo. In Piazza degli Olmi - oggi Piazza Padre Pio - si inaugura il monumento di Pericle Fazzini che presenta un Padre Pio dall’esatto profilo, con le braccia levate, che impugna in alto, nello spazio, l’Ostensorio con la corona vibrante dei raggi.

21 gennaio 1990

Si chiude solennemente a S. Giovanni Rotondo la fase diocesana del processo di Padre Pio. La documentazione e le testimonianze, raccolte in 104 volumi vengono portate a Roma presso la Congregazione per le Cause dei Santi.

aprile 1997

I cinque volumi sintetici contenenti la Positio super virtutibus vengono consegnati ai cardinali della Congregazione per il parere sulla eroicità delle virtù teologali, cardinali e religiose di Padre Pio.

18 dicembre 1997

E' proclamato venerabile da Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II.

2 maggio 1999

Beatificazione di Padre Pio in Piazza San Pietro, Roma.

30 giugno 2001

Si inaugura il “Museo Biografico di Padre Pio”, museo delle cere realizzato dalla Società Museum Project di Firenze.

16 giugno 2002

Padre Pio viene solennemente canonizzato da Giovanni Paolo II. Ora tutti lo potranno chiamare "Santo", anche se per i sangiovannesi lo era già, fin dal 28 luglio 1916, quando entrò a far parte della loro vita e della loro storia.

www.padrepioesangiovannirotondo.it

Bibliografia riguardante San Pio da Pietrelcina

Epistolario I, Corrispondenza con i Direttori Spirituali (1910-1922), a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni, IV Edizione riveduta e cor­retta da Padre Gerardo Di Flumeri, San Giovanni Rotondo 2000.

Epistolario II, Corrispondenza con la nobildonna Raffaelina Cerase (1914-1915), a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni, III Edizione rive­duta e corretta da Padre Gerardo Di Flumeri, San Giovanni Rotondo 2000 .

Epistolario III, Corrispondenza con le figlie spirituali (1915-1923), a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni, IV Edizione ristampata nel 1994 a cura di Padre Gerardo Di Flumeri.

Epistolario IV , Corrispondenza con diverse categorie di persone, a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni, IV Edizione riveduta, corretta ed ampliata da Padre Gerardo Di Flumeri, San Giovanni Rotondo 2000 (abbreviazione: Epist. IV).

Alessandro da Ripabottoni, Padre Pio da Pietrelcina “il cireneo di tutti”, Ed. “Padre Pio da Pietrelcina”, Convento S. Maria delle Grazie, S. Giovanni Rotondo 1983.

Sandro da Ripa, I Cappuccini a S. Giovanni, Foggia 1967.

Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina crocefisso senza croce, Ed. Padre Pio da Pietrelcina, Convento dei Cappuccini, VI edizione, S. Giovanni Rotondo 1998.

Francesco Morcaldi, San Giovanni Rotondo nella luce del Cristianesimo, Editore Mantilli, Parma 1960.

M. Preziosi, Lucia Fiorentino, figlia spirituale di Padre. Pio, Foggia 1967.

Gerardo Saldutto, Un tormentato settennio (1918-1925) nella vita di Padre Pio da Pietrelcina, Tesi di Laurea, Università Gregoriana, Roma, 1974 - Ed. Padre Pio da Pietrelcina, Convento Santa Maria delle Grazie, San Giovanni Rotondo.

Giulio Giovanni Siena, Padre Pio e S. Giovanni Rotondo nei disegni della Provvidenza, Bastogi Editrice, Foggia, maggio

Blog Cattolici

cattolici romani

Siti Cattolici Riconosciuti